Mi pare che un concetto come quello di mission sia particolarmente scivoloso e che ognuno lo interpreti, e soprattutto lo concretizzi, in modi differenti. A prescindere da come lo si concepisca, la cosa che credo sia in ogni caso importante è che un gruppo di persone si ritrovi per discutere quali siano i fondamenti e lo scopo del proprio stare insieme, e trovi dei modi adatti a loro per comunicarlo all’esterno.

 

Siamo costruttori di senso perché letteralmente “sentiamo il mondo” e costruiamo significati perché ci accoppiamo strutturalmente con i segni del mondo mediante il processo di simbolizzazione. (Varchetta, 1997). (Gli argomenti di questo post sono approfonditi nel libro "Disabilità, famiglia e servizi".

 

Questo post è la sintesi del lavoro di ricerca-formazione “Sulla soglia del centro”, realizzato nei Centri Diurni per persone con Disabilità (CDD) di Fondazione Piatti (si può trovare qui un articolo pubblicato su Animazione Sociale e qui il libro "Disabilità, famiglia e servizi", che tratta diffusamente della ricerca).

 

Negli ultimi anni mi è capitato di lavorare ad attività formative di una certa complessità, che coinvolgevano numerosi e diversi soggetti che lavoravano su uno stesso territorio (cittadino o provinciale), che avevano tra le finalità quella di costruire legami tra gli operatori e tra le organizzazioni partecipanti e che si potevano svolgere in numerosi incontri distribuiti in diversi mesi di tempo.

 

Questo post è la sintesi di uno studio (che si trova qui) che è partito dalla domanda se fosse possibile che, occupandosi di persone con gravi menomazioni mentali, si riescano ad individuare delle ipotesi di lavoro che permettano lo sviluppo e la promozione delle loro potenzialità e aspirazioni e contemporaneamente una tutela ed un aiuto rispetto ai loro aspetti di svantaggio. Parti di quello studio sono anche pubblicate nel libro "Disabilità, famiglia e servizi"

 

Questa è la seconda parte (di quattro) del post Organizzazioni che lavorano con le persone. Nella prima parte ho proposto una piccola storia tratta da Lanzara (1993) che narra di un singolare bar che viene costruito in un paese montano appena colpito da un terremoto. In questa parte proverò a trattare di legami organizzativi. Gli argomenti di questi post sono sviluppati nel libro "Disabilità, famiglia eservizi".

 

In questo lungo post in quattro puntate, vorrei, a partire da questa storia, provare a discutere di organizzazioni che lavorano con persone parlando di legami organizzativi (seconda parte), senso e significato (terza parte) e organizzazioni temporanee (quarta parte). Gli argomenti di questi post sono sviluppati nel libro "Disabilità, famiglia e servizi".

 

All’inizio di un corso di formazione, soprattutto se si tratta di un percorso lungo con diverse sessioni, propongo quasi sempre delle attività che abbiano il duplice scopo di scaldare l’ambiente e di presentarsi reciprocamente tra i partecipanti e al conduttore. Quando, però, c’è un grande gruppo di partecipanti (direi più di 15 persone) risulta difficile immaginarsi di fare un giro in cui ognuno dice qualche cosa di sé e/o del proprio lavoro: per i primi 5 si ascolta qualche cosa, i secondi 5 hanno una scarsa attenzione, quindi si rischia il collasso collettivo.