Sulla soglia del centro è stato un percorso di ricerca-formazione che si è svolto nell’ultimo anno nell’ambito del progetto Interreg Includi, che ha ingaggiato 25 operatori di diversi servizi nel comprendere cosa succeda in quella particolare relazione tra famiglie e servizi per persone con disabilità.

 

Quest’anno sono stato invitato e parteciperò al Forum Non Autosufficienza, l’evento che si svolge a Bologna e che è diventato negli anni il punto di riferimento nazionale per i professionisti e gli operatori dei servizi alla persona.

 

Proposta di alcuni dei corsi di formazione già sperimentati in diverse organizzazioni e che possono diventare la mia offerta di formazione a catalogo.

 

Quello del dilemma del prigioniero è un classico problema della teoria dei giochi, ed in particolare appartiene a quelli che vengono definiti i giochi non cooperativi: i giochi non cooperativi sono quelli nei quali non è possibile accordarsi tra i giocatori per definire strategie vantaggiose per tutti.

 

Nell’ambito di un corso di formazione per operatori di servizi per la salute mentale abbiamo proposto un’attività che aveva lo scopo di far ragionare su cosa sia un prodotto e di quale contenuto immateriale abbiano anche prodotti all’apparenza esclusivamente materiali.

 

Mi pare che un concetto come quello di mission sia particolarmente scivoloso e che ognuno lo interpreti, e soprattutto lo concretizzi, in modi differenti. A prescindere da come lo si concepisca, la cosa che credo sia in ogni caso importante è che un gruppo di persone si ritrovi per discutere quali siano i fondamenti e lo scopo del proprio stare insieme, e trovi dei modi adatti a loro per comunicarlo all’esterno.

 

Negli ultimi anni mi è capitato di lavorare ad attività formative di una certa complessità, che coinvolgevano numerosi e diversi soggetti che lavoravano su uno stesso territorio (cittadino o provinciale), che avevano tra le finalità quella di costruire legami tra gli operatori e tra le organizzazioni partecipanti e che si potevano svolgere in numerosi incontri distribuiti in diversi mesi di tempo.

 

All’inizio di un corso di formazione, soprattutto se si tratta di un percorso lungo con diverse sessioni, propongo quasi sempre delle attività che abbiano il duplice scopo di scaldare l’ambiente e di presentarsi reciprocamente tra i partecipanti e al conduttore. Quando, però, c’è un grande gruppo di partecipanti (direi più di 15 persone) risulta difficile immaginarsi di fare un giro in cui ognuno dice qualche cosa di sé e/o del proprio lavoro: per i primi 5 si ascolta qualche cosa, i secondi 5 hanno una scarsa attenzione, quindi si rischia il collasso collettivo.